A 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci sembra essere giunto ad un epilogo il dibattito sul Salvator Mundi, celebre opera attribuita all’artista venduta per ben 450 milioni di dollari alla Christie’s. A mettere un punto sulla diatriba che vede una corrente di pensiero sostenere che la sfera tenuta in mano dal Cristo sia tecnicamente sbagliata nel disegno ed una il contrario è la computer grafica. Altro che errori; le regole dell’ottica sono pienamente rispettate, perché la sfera tenuta in mano dal Cristo è una sfera di vetro cava e non piena, come molti avevano erroneamente ipotizzato. A realizzare lo studio sono stati i ricercatori dell’Università della California ad Irvine. I risultati, apparsi su arXiv, il sito che traccia gli studi scientifici prima della revisione prevista dalla pubblicazione su riviste ufficiali, potrebbero rafforzare l’attribuzione dell’opera a Leonardo, che proprio intorno al 1500 stava approfondendo i suoi studi di ottica.
Grazie alla computer grafica, dunque, de in particolare a una tecnica di rendering inverso che riesce a estrapolare dettagli 3D da un’immagine bidimensionale, i ricercatori statunitensi guidati da Marco Liang hanno ricreato la scena dipinta cinque secoli fa. Secondo i loro calcoli, la sfera in questione doveva avere un raggio di 6,8 centimetri, uno spessore di 1,3 millimetri ed era posta a 25 centimetri dal corpo del Salvador Mundi, mentre l’artista era a circa 90 centimetri. Le ombre nel dipinto suggeriscono una forte fonte di luce dall’alto, così come una luce diffusa più generale. Un ruolo particolarmente importante nell’analisi è stato quello delle vesti di Cristo, che dietro la sfera non risultano né distorte né ingrandite.
Non è del tutto d’accordo con i risultati dello studio americano, Pietro Marani docente del Politecnico di Milano tra i maggiori esperti di Leonardo. Lo studioso sostiene infatti che il globo tenuto in mano dal Cristo sia una sfera di cristallo di rocca piena, riconoscibile da impurità del quarzo disegnate come puntini luminosi, e non una sfera cava di vetro. La diatriba sul globo del Salvator Mundi si è “accesa negli ultimi 2-3 anni dopo la pubblicazione del libro del giornalista Walter Isaacson, in cui veniva messa in dubbio la correttezza del disegno”, spiega Marani. “Questo nuovo studio californiano mi fa piacere perché riconosce che la rappresentazione ottica del globo è esatta, come anche io sostengo da tempo. Non sono d’accordo, però, sul fatto che si tratti di una sfera di vetro cava, immagino soffiata: è evidente che si tratti di cristallo di rocca, come dimostrano le inclusioni del quarzo rappresentate alla base”.
Il fatto che la sfera sia piena, inoltre, non cambierebbe la rappresentazione del panneggio della veste del Cristo. “Io stesso mi sono autofotografato con un globo di cristallo in mano vicino al petto – racconta Marani – e quello che si vede è esattamente il palmo della mano e il vestito che indossavo senza alcuna inversione o deformazione”. Inoltre, secondo Marani, lo studio dell’Università della California non contribuisce a rafforzare l’autenticità dell’opera, “perché dalla qualità del disegno è sicuramente un’opera di Leonardo”.
Restano però alcuni aspetti da chiarire, come il possibile intervento dei suoi allievi. Anche la datazione dell’opera potrebbe essere rivista. Fatta risalire al 1500, potrebbe in realtà essere stata realizzata circa dieci anni più tardi, come sembra suggerire un foglio inedito che sarà esposto al Castello sforzesco di Milano a fine gennaio.